domenica 23 ottobre 2011

I diritti dei giornalisti precari e la carta di Firenze

http://precariato.odg.it;
https://www.facebook.com/pages/Giornalisti-giornalismi-libera-stampa-liberi-tutti:


Io c'ero e sono orgogliosa di esserci stata. Seguirò l'iter di questa carta. C'è bisogno di regolamentare il settore.Per chi fosse interessato è possibile seguire l'evoluzione tramite  i due siti di cui ho postato gli indirizzi

Firenze 08-10-2011
BOZZA – CARTA DI FIRENZE
Della deontologia sulla precarietà nel lavoro giornalistico

Testo
in memoria di Pierpaolo Faggiano

PREMESSA - Lo scenario della precarietà lavorativa nel giornalismo
Mai come negli ultimi anni il tema della qualità del lavoro si è offerto alla
riflessione pubblica quale argomento di straordinaria e, talvolta, drammatica
attualità. A preoccupare, in particolare, è la crescente precarizzazione
lavorativa di intere fasce della popolazione che, per periodi sempre più lunghi,
vengono costrette ai margini del sistema produttivo e professionale, con
pesanti ricadute economiche, sociali, psicologiche ed esistenziali. Il giornalista
infatti, costretto nel limbo di opportunità capestro, per lo più prive di
prospettive a lungo termine, è a tutti gli effetti un cittadino di serie B, che non
può costruire il proprio futuro, e nemmeno contribuire allo sviluppo del Paese, e
ciò in netto contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione:
Art. 3, comma 2: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese.
Nello specifico del lavoro giornalistico, in qualsiasi forma e mezzo sia declinato
(stampa, radio, TV, web, uffici stampa, etc.) la situazione appare anche più
grave. Un giornalista precarizzato, poco pagato, con scarse certezze e
prospettive e talvolta, per carenza di risorse economiche, anche poco
professionalizzato, è un lavoratore facilmente ricattabile e condizionabile, che
difficilmente può mantenere vivo quel diritto insopprimibile d’informazione e di
critica posto alla base dell’ordinamento professionale.
Un giornalista precario e sottopagato – soprattutto se tale condizione si protrae
nel tempo – viene di fatto sospinto a lavorare puntando alla quantità piuttosto
che alla qualità del prodotto informativo, e con poca indipendenza, sotto
l’ombra di un costante ricatto che dal piano economico e professionale passa
presto a quello dei più elementari diritti, a partire da quelli costituzionalmente
riconosciuti.
La condizionabilità e ricattabilità dei giornalisti sono inoltre strettamente
correlate alla possibilità di trasmettere una buona e corretta informazione,
andando a inficiare uno dei capisaldi del sistema democratico (Cfr. Corte Cost.
n. 84 del 1969, Corte Cost. n. 172 del 1972, Corte Cost. n. 138 del 1985).
La professione giornalistica negli ultimi anni ha subito profondi mutamenti, e
molti altri ne dovrà subire con il progredire della tecnologia e delle nuove
aspettative delle aziende editoriali.
Quello che resta e resterà inalterato è però il ruolo del giornalista e gli obblighi
che questi ha nei confronti dei lettori e della pubblica opinione.
In un mercato del lavoro giornalistico come quello attuale, sempre più
caratterizzato dalla precarietà, è quindi necessario un maggior riconoscimento e
rispetto della dignità e della qualità professionale di tutti i giornalisti, dipendenti
o collaboratori esterni e freelance.
È necessario ribadire con forza che il primo diritto del giornalista è la tutela
della sua autonomia, che in caso di precarietà lavorativa, fenomeno sempre più
espansione, è troppo spesso lesa da inadeguate retribuzioni, da politiche
aziendali più attente al risparmio economico che ad investimenti editoriali e
qualità finale del prodotto giornalistico.
Ma anche da scelte di organizzazione del lavoro da parte di colleghi giornalisti
collocati in posizioni gerarchicamente superiori.
Per queste ragioni l'Ordine dei Giornalisti e l'Fnsi, nel promulgare la presente
carta deontologica sui rapporti di collaborazione e solidarietà tra giornalisti per
una nuova dignità professionale, affermano che l’informazione deve ispirarsi al
rispetto dei principi e dei valori sui quali si radica la Carta costituzionale ed in
particolare:
- Art. 1, comma 1 : L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro.
- Art. 21, commi 1 e 2: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa
non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
- Art. 35, commi 1-3: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed
applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad
affermare e regolare i diritti del lavoro.
- Art. 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità
e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla
famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata
lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e
a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
- Art. 41: L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto
con l'utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà e alla
dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché
l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a
fini sociali.
Nell’enunciare una nuova disciplina dei comportamenti etici tra giornalisti si
richiamano con forza anche:
- Art. 2, comma 3, della legge 63/1969, istitutiva dell’Ordine dei Giornalisti:
Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte
delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a
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promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra
giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori;
- Artt. 4 e 5 della Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori
(Strasburgo, 1989):
Art. 4: Ogni persona ha diritto alla libertà di scelta di esercizio di una
professione, secondo le norme che disciplinano ciascuna professione.
Art. 5, commi 1 e 2: Ogni lavoro deve essere retribuito in modo equo. A tal fine
è necessario che, in base alle modalità proprie di ciascun paese:
-sia assicurata ai lavoratori una retribuzione sufficiente equa, cioè una
retribuzione sufficiente per consentire loro un decoroso tenore di vita;
- i lavoratori soggetti ad una regolamentazione del lavoro diversa dal contratto
a tempo pieno e di durata indeterminata beneficino di un'equa retribuzione di
riferimento.
- Art. 32, comma 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea
(Nizza, 2000):
I giovani ammessi al lavoro devono beneficiare di condizioni di lavoro
appropriate alla loro età ed essere protetti contro lo sfruttamento economico o
contro ogni lavoro che possa minarne la sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico,
mentale, morale o sociale o che possa mettere a rischio la loro istruzione;
- Sentenza 11/1968 della Corte Costituzionale, ove si afferma:
[...] Il fatto che il giornalista esplica la sua attività divenendo parte di un
rapporto di lavoro subordinato non rivela la superfluità di un apparato che [...]
si giustificherebbe solo in presenza di una libera professione, tale il senso
tradizionale. Quella circostanza, al contrario, mette in risalto l'opportunità che i
giornalisti vengano associati in un organismo che, nei confronti del
contrapposto potere economico del datori di lavoro, possa contribuire a
garantire il rispetto della loro personalità e, quindi, della loro libertà: compito,
questo, che supera di gran lunga la tutela sindacale del diritti della categoria e
che perciò può essere assolto solo da un Ordine a struttura democratica che
con i suoi poteri di ente pubblico vigili, nei confronti di tutti e nell'interesse
della collettività, sulla rigorosa osservanza di quella dignità professionale che si
traduce, anzitutto e soprattutto, nel non abdicare mai alla libertà di
informazione e di critica e nel non cedere a sollecitazioni che possano
comprometterla.
Art. 1– Politiche attive contro la precarietà
L’Ordine dei Giornalisti e la Fnsi, alla luce di quanto esposto in premessa,
nell’ambito delle loro competenze, vigileranno affinché:
• sia garantita a tutti i giornalisti, siano essi lavoratori dipendenti o autonomi,
un’equa retribuzione che permetta al giornalista e ai suoi familiari un’esistenza
libera e dignitosa, secondo quanto previsto dal dettato costituzionale;

venga posto un freno allo sfruttamento e alla precarietà, favorendo quelle
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condizioni tese ad assicurare un futuro professionale e personale ai tanti
giornalisti oggi privi di tutele e garantire nel contempo un futuro alla buona e
corretta informazione nel nostro Paese;
• vengano favoriti percorsi di regolarizzazione contrattuale e avviamento verso
contratti a tempo indeterminato ed equi, e realizzate le condizioni per
promuovere evoluzioni di carriera e progressioni professionali;
• vengano correttamente applicate le norme contrattuali sui trattamenti
economici;
• siano valorizzate, in caso di nuove assunzioni, le professionalità già operanti
in azienda e quelle dei colleghi già iscritti nelle liste di disoccupazione;
• vengano rispettati i limiti di legge e di contratto previsti per l’impego di
stagisti o tirocinanti;
• sia favorito il percorso di adesione alle casse previdenziali e di assistenza
sanitaria e previdenza complementare della categoria, in modo da garantire le
necessarie tutele sociali ed economiche anche a chi non è inquadrato come
lavoratore dipendente.
Il direttore responsabile deve promuove il rispetto di questi principi.
Art. 2 – Collaborazione tra giornalisti
Le forme di collaborazione e solidarietà tra giornalisti devono riguardare tutte le
tipologie di lavoro giornalistico (stampa, radio, TV, web, uffici stampa, etc.).
Il direttore responsabile che rifiuti immotivatamente di riconoscere la compiuta
pratica, è soggetto a procedimento disciplinare ai sensi dell'art. 48 della Legge
69/1963 e dell'art. 43 del D.P.R. 115/1965.
La richiesta di una prestazione giornalistica cui corrisponda un compenso
incongruo in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, lede non solo la
dignità professionale ma pregiudica anche la qualità l’indipendenza
dell’informazione, essenza del ruolo sociale del giornalista.
Ai fini della determinazione dell’adeguatezza dei compensi relativi a prestazioni
di natura giornalistica, i consigli regionali dell’Ordine dei Giornalisti adottano e
rendono pubblici criteri e parametri di riferimento.
Gli iscritti all’Ordine sono tenuti a non accettare corrispettivi inadeguati o
indecorosi per il lavoro giornalistico prestato.
In conformità all’articolo 2 della legge 69/1963, Ordine dei giornalisti e Fnsi
ribadiscono che tutti i giornalisti, senza distinzione di ruolo o incarico o
posizione gerarchica attribuita, hanno pari dignità e sono tenuti alla solidarietà
e al rispetto reciproco.
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Tutti i giornalisti sono tenuti a segnalare ai Consigli regionali situazioni di
esercizio abusivo della professione e di mancato rispetto della dignità
professionale.
Tutti gli iscritti all’ordine devo vigilare affinché non si verifichino situazioni di
incompatibilità ai sensi della legge 150/2000. Il giornalista degli Uffici stampa
istituzionali non può assumere collaborazioni, incarichi o responsabilità che
possano comunque inficiare la sua funzione di imparziale ed attendibile
operatore dell'informazione.
Gli iscritti all’Ordine che rivestano a qualunque titolo ruoli di coordinamento del
lavoro giornalistico sono tenuti a:
a) non impiegare quei colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi
inadeguati;
b) garantire il diritto a giorno di riposo, ferie, orari di lavoro compatibili con i
contratti di riferimento della categoria;
c) vigilare affinché a seguito del cambio delle gerarchie redazionali non ci siano
ripercussioni dal punto di vista economico, morale e della dignità
professionale per tutti i colleghi;
d) impegnarsi affinché il lavoro commissionato sia retribuito anche se non
pubblicato o trasmesso;
e) vigilare sul rispetto del diritto di firma e del diritto d’autore.
f) vigilare affinché i giornalisti titolari di un trattamento pensionistico Inpgi a
qualunque titolo maturato non vengano nuovamente impiegati dal
medesimo datore di lavoro con forme di lavoro autonomo ed inseriti nel ciclo
produttivo nelle medesime condizioni e/o per l’espletamento delle medesime
prestazioni che svolgevano in virtù del precedente rapporto;
g) vigilare che non si verifichino situazioni di incompatibilità ai sensi della legge
150/2000.
Art. 3 – Osservatorio sulla dignità professionale
Al fine di garantire la corretta applicazione dei principi stabiliti in questa Carta,
l’Ordine dei Giornalisti e la Fnsi promuovono la costituzione di un “Osservatorio
permanente sulle condizioni professionali dei giornalisti” legato alle presenti e
future dinamiche dell’informazione, anche in rapporto alle innovazioni
tecnologiche.
L’Osservatorio ha il compito di vigilare sull'effettiva applicazione della presente
carta, di avanzare proposte di aggiornamento nonché di segnalare quelle
condizioni di sfruttamento della professione che ledano la dignità e la credibilità
dei giornalisti anche nei confronti dell’opinione pubblica.
Art. 4 – Sanzioni
La violazione di queste regole, applicative dell'art. 2 della Legge 69/1963,
comporta l'avvio di un procedimento disciplinare ai sensi del Titolo III citata
legge.

COMMENTO PERSONALE: la due giorni di riunione a Firenze ha prodotto questo documento, il primo sul tema. E a breve si dovrà discuterne il contenuto nelle alte sfere, a livello di ordine professionale. Molte persone parlano a sproposito e solo per sentito dire, della professione giornalistica pensando che  si guadagni molto, che  si abbia una posizione di privilegio nella società e che   molti possano arrivare al successo come un Santoro. Nulla di ciò è vero soprattutto per i giovanissimi. I 0,50 euro al pezzo rappresentano una reale quanto cruda realtà. Eppure poche persone "esterne" si mobilitano in favore di questa professione . Si valorizzano ( ed è giusto, le posizioni di un Santoro e di una Dandini) che nella loro vita già adesso hanno guadagnato più di quanto duecento giornalisti giovani potranno mai ottenere in vita loro da qui alla improbabile pensione. E non a caso i precari, quelli veri, sentendo parlare delle firme del giornalismo tanto visibili hanno contestato queste posizioni a Firenze. Mi chiedo perchè un Santoro, invece di chiedere soldi e finanziamenti per un suo programma, lui che può vivere di rendita, non aiuti i giovani cronisti senza lavoro...la egocentratura, specie in questi periodi fa veramente male...eppure molti sono stati spinti a sottoscrivere il suo appello e a pagare moneta sonante...in nome di che cosa, mi chiedo andando a fondo?

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